Sono certo che inconsciamente ognuno sa quello che vuole ma la difficoltà sta nel superare quelle “secche” interiori che trattengono la capacità di realizzare appieno la propria vita e di veleggiare verso i porti del successo personale. Il film di Gabriele Muccino (la foto si riferisce al suo lavoro) aiuta in questo senso. Guardalo se non lo hai fatto ancora.
E tu, hai paura del cambiamento?
Molti hanno paura del cambiamento, paura di non riuscire, paura di giudicarsi per non avercela fatta, paura di non avere la forza di guardarsi allo specchio (“bloccato nei problemi“?) dopo aver mancato il bersaglio e così facendo non provano a cambiare quelle situazioni che vivono con sofferenza.
La paura è normale, ma tu, stai facendo la cosa che ti attrae di più?
In moltissimi fanno finta di niente e si convincono che quella che stanno percorrendo è l’unica strada possibile. Cercano di non vedere e di non dare importanza a certe vocine, a certe immagini, a forti impulsi che vengono da dentro e che indicano altre scelte, altre strade, altre soluzioni, ma che restano senza risposte.
La mente ripete quello che sa e, in più, la negazione fissa l’attenzione… ergo, più dici che quella cosa “non vuoi vederla” e più ti concentri proprio su quella!
Spesso accade che non si vedono le possibili opzioni che si hanno sotto il naso solo perché non si sa come fare a coglierle o solo perché si ha paura di fare un preciso passo. Spesso, molto spesso, ci si limita solo all’attenzione verso un cambiamento (che rimane quindi un sogno) ma non si consente a se stessi di provare intenzionalmente una trasformazione.
Se vuoi scoprire quali passaggi sono utili per definire quello che veramente vuoi, quello al quale tieni di più avrei un corso da suggerirti sugli “OBIETTIVI” (il 23 e 24 febbraio 2008; valuta l’offerta/e e non lasciartela scappare).
I genitori oggi (ad esempio) hanno un compito difficile da assolvere.
Se decenni fa l’unico “assente ingiustificato” era il papà, oggi sono entrambi i coniugi a non essere fisicamente presenti a causa dei loro complessi impegni lavorativi.
Adesso, la domanda da farci non è “quanto lavoriamo”, per portare a casa la pagnotta, ma: “ci piace il nostro lavoro”? Cosa ci mettiamo, di nostro, nel lavoro che svolgiamo? Come lavoriamo? Possiamo migliorare l’approccio col nostro lavoro? Possiamo migliorare il rapporto coi nostri colleghi? Possiamo ridurre l’orario di lavoro e concedere più tempo alla famiglia? Possiamo cambiare lavoro? Abbiamo mai valutato questa alternativa?
La riflessione che ti chiedo di fare oggi non è quante ore lavori ma quanto valore metti in quelle ore!
Genitori impegnati in un lavoro che piace, che appassiona, possono diventare perfino un esempio quotidiano per i figli; benché siano poco presenti…
Il limite può diventare una grande possibilità…
Se i genitori sono impegnati, sono centrati, sono onestamente coinvolti per ottenere i propri traguardi, fanno sacrifici riuscendo a conservare il sorriso sulle labbra e parole di supporto, riescono a vivere di intensa passione quando tornano a casa e sono con i propri piccoli; anche il lavoro e l’esempio di come lo si svolge, può diventare quanto di più formativo possa esserci per un figlio.
Anche a casa, come nel lavoro, non è il tempo che metti a disposizione ma il valore e la pienezza che conferisci a quel tempo. E i bambini lo percepiscono.
Amore, per me, è la somma di 3 qualità fondamentali: Tempo, Pazienza, Onestà.
Qualunque sia il contesto, qualunque sia il periodo storico che stiamo vivendo, qualunque sia il contenuto che vogliamo dare a ciò che stiamo sperimentando.
Per riuscire in ogni cosa, puoi solo farlo dedicandogli tempo; ma il tempo da solo non basta perché l’impegno e la pazienza per cercare di capire dove si è sbagliato o dove si può migliorare è una qualità che dà valore, che riempie, il tempo; onestà nei propri confronti e nei confronti di altri: non si può pretendere di ottenere tutto e subito e soprattutto si può ammettere di sbagliare e lo si può riconoscere anche davanti ad uno specchio…
L’Amore ti fa sentire bene perché ti offre la consapevolezza di aver dato il massimo, tonifica la tua autostima, dà senso alla tua esperienza. Una persona che vive e sa riconoscere su di sé questi movimenti, è in grado di vederli anche negli altri e soprattutto nei propri figli sostenendoli nella scoperta della propria passione, interesse, ispirazione.
Noi di
insomma, quello che tu credi essere il tuo limite, sappi che spesso è la tua più grande possibilità… “Think different“…
Per alcuni, il lavoro è qualcosa molto utile per portare (lo abbiamo detto prima) a fine mese la pagnotta a casa. Per altri è qualcosa di molto più importante, qualcosa che sentono fortemente dentro e che cercano di fare sempre meglio e sempre più con accuratezza: una missione, insomma!
Senza scendere nei contenuti di ognuno, il lavoro è comunque una parte importante, una porzione di tempo enorme della nostra vita.
Ora, siccome è una parte così delicata, è bene capire e prendere consapevolezza se il lavoro è qualcosa che devi fare, o qualcosa che vuoi fare…
E allora, cosa può fare ognuno per tirare fuori da se stesso il meglio in questa area così importante della propria vita?
Come tirare fuori la passione, la determinazione per far sì che il lavoro non sia solo un lavoro?
Un suggerimento: chiediti cosa vuoi veramente, valuta se puoi realizzare quello che vuoi e poi decidi quali passi compirai per renderlo possibile.
Cosa succede se uno ha tre palle, un cono… e una grande passione?
Qualcosa di incredibilmente attraente e delicato.
Può diventare un lavoro?
Per molti no, per alcuni sì…
(guarda conic su youtube)
E che succede a chi non apprezza?
(guarda re: conic)
C’è sempre quello “contro”… pazienza!
Abbi gioia
Giannicola
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