Perché alcuni sono motivati da certi obiettivi
e altri sono insensibili agli stessi traguardi?
Perché?
Cosa c’è dietro?
Da cosa dipende?
L’enigma è velocemente spiegato:
ognuno ha un filtro personale per la propria motivazione.
Chi tende ad andare “verso” l’obiettivo è spronato a realizzare quello che desidera.
Chi invece tende ad “allontanarsi” è spaventato dalle conseguenze negative se non facesse qualcosa.
Insomma, il discorso è quello solito, di tradizione familiare, della storia dello schiaffo e della carezza, facendo molta attenzione a quando si distribuiscono questi momenti, alle motivazioni profonde che ci sono dietro, a come si gestiscono e con chi. E valutando le conseguenze che potrebbero generare gli “schiaffi” o le “carezze” perchè non è detto che gli uni siano meglio degli altri…
Life long learning: non si finisce mai di imparare, insomma!
La comunicazione efficace non fa differenza che si tratti con un cliente che si conosce o non si conosce e riguarda l’uso della comunicazione in ambito professionale. I molti imprenditori con i quali parlo quotidianamente si focalizzano sul bisogno di conoscere bene il prodotto, e se si tratta di un prodotto tecnico è necessario sapere cosa si sta dicendo e cosa si sta vendendo. L’osservazione è sacrosanta! Allora cosa non va?
Perché pur facendo formazione tecnica, secondo gli standard della Qualità, e non tralasciando la preparazione organizzativa della rete commerciale, moltissimi imprenditori sono piuttosto scontenti di come vanno gli affari e si aspettano tutti di fare molto di più di quello che hanno già fatto ma puntualmente sono delusi dai risultati?
Il focus è sbagliato. Il “cosa si vende” riguarda l’oggetto della vendita, non la comunicazione per vendere. Sia che si venda un prodotto o un servizio, il modo di presentarlo e proporlo può contribuire o meno al successo della vendita. Io non parlo di comunicazione come regole rigide, movimenti studiati a tavolino e frasi fatte, ma di comunicazione come espressione del proprio modo di essere, del proprio Stato, del filtro percettivo appropriato per quel contesto. L’intento è di comunicare meglio partendo dal presupposto che ognuno ha il suo naturale modo di comunicare, senza tentare di stravolgerlo, indipendentemente dal contenuto o dal contesto o da chi abbiamo davanti o da quanto tempo lo conosciamo.
Quindi ricorda: non “cosa si vende” ma è importante “come si vende”.
Allora ti ricordo il corso di comunicazione efficace il 22 e il 23 settembre.
e altri sono insensibili agli stessi traguardi?
Perché?
Cosa c’è dietro?
Da cosa dipende?
L’enigma è velocemente spiegato:
ognuno ha un filtro personale per la propria motivazione.
Chi tende ad andare “verso” l’obiettivo è spronato a realizzare quello che desidera.
Chi invece tende ad “allontanarsi” è spaventato dalle conseguenze negative se non facesse qualcosa.
Insomma, il discorso è quello solito, di tradizione familiare, della storia dello schiaffo e della carezza, facendo molta attenzione a quando si distribuiscono questi momenti, alle motivazioni profonde che ci sono dietro, a come si gestiscono e con chi. E valutando le conseguenze che potrebbero generare gli “schiaffi” o le “carezze” perchè non è detto che gli uni siano meglio degli altri…
Life long learning: non si finisce mai di imparare, insomma!
La comunicazione efficace non fa differenza che si tratti con un cliente che si conosce o non si conosce e riguarda l’uso della comunicazione in ambito professionale. I molti imprenditori con i quali parlo quotidianamente si focalizzano sul bisogno di conoscere bene il prodotto, e se si tratta di un prodotto tecnico è necessario sapere cosa si sta dicendo e cosa si sta vendendo. L’osservazione è sacrosanta! Allora cosa non va?
Perché pur facendo formazione tecnica, secondo gli standard della Qualità, e non tralasciando la preparazione organizzativa della rete commerciale, moltissimi imprenditori sono piuttosto scontenti di come vanno gli affari e si aspettano tutti di fare molto di più di quello che hanno già fatto ma puntualmente sono delusi dai risultati?
Il focus è sbagliato. Il “cosa si vende” riguarda l’oggetto della vendita, non la comunicazione per vendere. Sia che si venda un prodotto o un servizio, il modo di presentarlo e proporlo può contribuire o meno al successo della vendita. Io non parlo di comunicazione come regole rigide, movimenti studiati a tavolino e frasi fatte, ma di comunicazione come espressione del proprio modo di essere, del proprio Stato, del filtro percettivo appropriato per quel contesto. L’intento è di comunicare meglio partendo dal presupposto che ognuno ha il suo naturale modo di comunicare, senza tentare di stravolgerlo, indipendentemente dal contenuto o dal contesto o da chi abbiamo davanti o da quanto tempo lo conosciamo.
Quindi ricorda: non “cosa si vende” ma è importante “come si vende”.
Allora ti ricordo il corso di comunicazione efficace il 22 e il 23 settembre.
Abbi gioia
Giannicola
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