In questo interessante articolo de LA VIA DEL GUERRIERO troviamo alcune riflessioni per praticare una vita sana sia a livello alimentare, che a livello fisico, che spirituale…
La relazione tra nutrizione e Zen è interessante per alcuni motivi:
Dal punto di vista culturale, è interessante conoscere una tradizione culinaria che è nata centinaia di anni fa e che si è mantenuta sostanzialmente inalterata fino a oggi e che è rimasta per secoli confinata all’interno dei monasteri, sconosciuta al grande pubblico.
Dal punto di vista etico, l’alimentazione dei monaci Zen è un’applicazione dei principi della loro filosofia morale, un’ulteriore espressione della loro visione dell’universo. Per chi li condivide può essere un elemento di ispirazione per creare il proprio stile di vita.
Dal punto di vista nutrizionale, è curioso rilevare come alcuni aspetti della dieta dei monaci contenga elementi che la scienza moderna della nutrizione ritene validi dal punto di vista del benessere.
La dieta Zen
Come evidenziato in questo articolo, la dieta dei monaci Zen si basa su tre precetti filosofico-religiosi:
– Non uccidere: quindi non utilizzare carne o pesce.
– Onesta povertà: utilizzare tutte le parti di un’ingrediente.
– Ascetismo: non impiegare sapori intensi come cipolle, scalogno, porri o aglio.
Penso che con la crisi odierna il secondo punto sia condiviso da molti.
Nell’articolo
I monaci preparano il cibo coniugando i cinque sapori (piccante, acido, dolce, amaro e salato) con i cinque colori (verde, giallo, rosso, bianco e nero) e con i cinque modi di cucinare (crudo, bollito, arrosto, fritto, al vapore). Il sapore degli ingredienti viene utilizzato appieno. Inoltre, vengono utilizzati gli alimenti di stagione, dato che sono meno costosi e più nutrienti. Alcuni ritengono che questa dieta sia troppo piatta dato che impiega poche spezie.
Ancora oggi nei ritiri di meditazione Zen si prepara la zuppa di verdure tradizionale che viene solitamente mangiata alla mattina. Nell’antichità i monaci consumavano solo due pasti: uno la mattina presto e l’altro a metà giornata. Nei freddi pomeriggi invernali non mangiavano, ma per scaldarsi e mitigare la fame applicavano una grande pietra calda sullo stomaco, lo yakuseki (utilizzata anche per la cerimonia del tè). Ancora oggi, dove questa pratica è stata sostituita da un vero pasto, quello serale è noto come yakuseki.
Oggi, come nel passato, le componenti principali del pasto sono riso, verdure e tofu per le proteine.
Il pasto giapponese in generale è composto da una serie di piatti separati; è buona educazione mangiare un po’ di tutto alternando le diverse pietanze. Un pasto tipico è formato da cinque ciotole: una con verdura, una di pesce, una di riso, una con una zuppa calda e una di verdure fermentate sotto sale [1]. I monasteri giapponesi replicano l’impostazione laica mediandola però attraverso la propria visione filosofico-religiosa. Per un approfondimento sui piatti che vengono preparati in giappone è possibile leggere qui. Quello che ci interessa maggiormente, però, è cogliere il senso della dieta Zen in generale, per contestualizzarlo agli usi locali.
Meditazione
C’è una correlazione tra la meditazione e la dieta, ma non è necessario adottare una dieta specifica per poter meditare. È possibile meditare continuando a nutrirsi come si è abituati, senza dover per forza diventare vegetariani, vegani o macrobiotici.
Nonostante questo, una dieta adeguata può essere un elemento che facilita l’attività della meditazione. Per quanto mi riguarda, se mangio troppo pesante prima di sedermi in zazen sono continuamente distratto dal gonfiore allo stomaco e quindi preferisco meditare a stomaco vuoto, per raggiungere prima una situazione di calma. Un monaco Zen che conosco mi raccontava che se mangiava pesante prima, durante la pratica aveva visioni simili a incubi. Ma che andava bene così.
Per certi versi si può dire che il punto è che non è necessario seguire una dieta adeguata alla meditazione, ma può essere utile a semplificare la pratica.
Inoltre, dato che lo zazen è un’attività di tipo esperienziale, ritengo che possa essere utile anche meditare dopo aver mangiato in modo non adeguato. In questo caso ci si troverà semplicemente in un’esperienza diversa.
Cucina buddhista
Quella che si intende oggi per cucina buddhista è quel tipo di cucina orientale adottata da alcuni buddhisti. È principalmente vegetariana, anche se questo non è obbligatorio. Inoltre, alcune sette buddhiste aggiungono il divieto, specialmente in alcune occasioni speciali, di mangiare tuberi, dato che la loro rimozione produce sofferenza alla pianta.
In generale, non è possibile riscontrare una visione comune del buddhismo in merito all’alimentazione, dato che ogni scuola ha una visione diversa. In alcune tradizioni sono vietate alcue carni di animali, che altre scuole invece autorizzano. In alcuni casi in generale e nello Zen in particolare il consumo di carne è consentito nel caso questa non sia stata macellata appositamente per il monaco a cui è offerta. Si consideri che tradizionalmente i monaci Zen si sostentavano con le elemosine, quindi poteva capitare che qualcuno offrisse della carne. In questo caso il precetto era quello di non rifiutare l’offerta.
È importante infatti chiarire che il Buddha non proibì mai il consumo di carne, sebbene uno dei suoi principali discepoli propose di porre una regola di vegetarianesimo nel monastero. Il Buddha rifiutò però di imporre questo vincolo. Faccio un’ipotesi: è inutile imporre un vincolo che potrebbe essere troppo restrittivo per talune persone e che allontanerebbe dalla pratica. Ma praticando e affinando la propria sensibilità, potrebbe anche essere uno stile di vita che l’allievo sceglierà autonomamente di seguire. A supporto di questa ipotesi so di monaci Zen che autonomamente decidono di diventare vegetariani per ridurre il proprio impatto sulla sofferenza del mondo.
Infine è interessante notare come molti buddhisti evitino alcol, tabacco e droghe, dato che sono elementi che incidono sulla mente e sulla presenza mentale. Peraltro, tra i precetti buddhisti è presente l’indicazione di non intossicare il corpo, cosa che invece avviene consumando queste sostanze.
Bibilografia
[1] Kyoko Asada, “Il Giappone in cucina”, Hoepli
In questi 4 video, invece, alcune altre informazioni che potrai utilizzare a tuo piacimento per le tue riflessioni…
video 1
video 2
video 3
video 4
Ognuno come puó!
Abbi Gioia
Giannicola
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