Mi sono trasferito a Londra da poco per seguire un corso universitario in mercati finanziari e, come ogni buon inglese, per andare all’università che si trova alla City (il quartiere finanziario della città dove hanno sede la Banca d’Inghilterra e le principali istituzioni finanziarie mondiali) prendo i mezzi pubblici e, principalmente, la metropolitana: il London Underground o, come si dice qui in modo molto più familiare, la “Tube”. A Londra, come hanno potuto vedere quelli che hanno visitato la città (anche grazie ai prezzi offerti dalle compagnie aeree “low cost”, che poi tanto “low” nemmeno sono a volte…), la metropolitana è un’istituzione. Impossibile non prendere la metro almeno una volta quando si è qui! È uno dei mezzi assolutamente più efficienti (se non si vuole rimanere imbottigliati nel “traffic jam” delle ore di traffico più intenso) ed efficaci, visto che la sua rete riesce a coprire quasi tutta l’area metropolitana della città e, a differenza di reti di altre metropoli (prima fra tutte quella di New York), è intuitiva e facile da prendere. Anche perché è ben riconoscibile con il suo celebre marchio, conosciuto ormai in tutto il mondo (e disegnato ormai quasi 100 anni fa!), costituito da un cerchio rosso attraversato orizzontalmente da una striscia blu. È un vero e proprio “brand”, di cui si vendono magliette, tazze, cappellini e portachiavi…Un modo, insomma, per dire di essere stati a Londra! Ma prima di essere brand, il London Underground è un’azienda di trasporti pubblici che macina cifre astronomiche: ogni treno della metro percorre in media 73.500 miglia ogni anno, e la rete nel suo complesso trasporta una cifra vicina ai 19 milioni di passeggeri, e ogni giorno, nella sola stazione di Waterloo, passano circa 46.000 persone….Si capisce il motivo per cui, nel mese di settembre, uno dei rarissimi scioperi del personale del London Underground ha paralizzato la città, bloccando gli spostamenti di 8 milioni di londinesi! Se può aiutare a comprendere cosa sia la metro di Londra, la si può immaginare come un vero e proprio mondo sotterraneo, fatto di negozi, bar, ristoranti, giornalai…C’è gente che lavora lì e raramente vede la luce del sole (anche se vi assicuro che anche chi lavora allo scoperto fatica a vederla!)… E a chi va in metro qui in questi giorni può capitare di imbattersi in una pubblicità della NOKIA davvero interessante. NOKIA è forse uno dei pochi marchi europei a poter essere considerato davvero “globale”, se si esce dal novero delle “oil company” (delle compagnie petrolifere) come BP o Royal Dutch-SHELL. Il produttore finlandese di telefonia mobile, infatti, oltre ad aver messo in grande difficoltà l’acerrimo competitor americano Motorola (colpevole, secondo molta stampa finanziaria specializzata, di non offrire prodotti di qualità seppure belli esteticamente, e io concordo) è riuscito a penetrare in quasi ogni segmento di clientela: dai ragazzi e adolescenti, a cui offre tipologie di telefonia dotate principalmente di fotocamere e lettori mp3, ai giovani e ai “business consumers” verso cui sono indirizzati prodotti più sofisticati e con applicazioni “da ufficio”. Anche i manager della City, che infatti utilizzano principalmente lo “smartphone” Blackberry (simbolo ormai di alcune categorie lavorative come banchieri d’investimento, traders, avvocati, consulenti…), non disdegnano di possedere per uso “privato” un apparecchio NOKIA e, generalmente, della serie “N”. Visti questi risultati, e muovendosi in un’ottica di “responsabilità sociale di impresa” (quella che in gergo anglosassone è la CSR, la “Corporate Social Responsibility”), la società ha deciso di tappezzare i vagoni della metro con dei piccoli quadretti stampati con dei “semplici” suggerimenti, il primo dei quali recita: “Have you smiled at anyone today?”. Hai sorriso a qualcuno oggi, quando eri in metropolitana? E il testo prosegue più o meno così: “una volta eravamo abituati a conoscere il nome delle persone che incontravamo quotidianamente, chiacchieravamo con il fornaio, con il fruttivendolo…Forse non conoscevamo proprio il nome di tutti, ma sapevamo tutto della vecchietta all’ufficio postale…Ora abbiamo perso tutte queste abitudini…E allora proviamo a dire “morning” fino alle 12, dalle 12 alle 17 “afternoon”, e dalle 17 “evening”…”.
La campagna che NOKIA sta attuando su una città come Londra ha il suo senso e la sua coerenza. Attualmente Londra è la capitale della finanza mondiale, avendo prepotentemente scalzato il ruolo di guida che aveva Wall Street: qui sono presenti tutte le principali società finanziarie del pianeta, gli studi legali più importanti, le sedi europee delle maggiori corporations industriali e non. Questo perché la metropoli inglese riveste il ruolo di “porta” per tutto il Medio e l’Estremo Oriente e, ora più che mai, per la Russia (è ancora di questi tempi la guerra tra spie ed “oligarchi” sconvenienti al presidente Putin). Ma questa città, che davvero non dorme mai, ora non ha più nemmeno il tempo di fermarsi un attimo e riflettere su stessa…Le persone mangiano restando in piedi ad un bancone e parlando, contemporaneamente, al telefonino; oppure lavorando “in wireless” al proprio “laptop”…Le vedo tentare di telefonare in metro pur essendo a più di 30 metri di profondità! E si corre… “Stand on the right”, mi raccomando! Rimanete a destra quando siete sulle scale mobili di metro, centri commerciali o qualsiasi altro edificio: perché altrimenti c’è il rischio che possiate essere travolti da qualcuno con zaino caratteristico semi-da-trekking e Ipod di ordinanza… Perché in fondo, sarà anche una città incredibile (ed è una città che amo, anche se la lontananza non è facile), a cui non manca nulla… Una città in cui si può trovare qualsiasi cosa se solo si ha la pazienza di cercarla… Ma è anche un posto fatto di enormi solitudini! Basta chiudersi in un Ipod e abbassare lo sguardo… E non si è più nemmeno in metro! Ed è qui che, paradossalmente, la campagna pubblicitaria di NOKIA risulta perfettamente azzeccata! Perché “non c’è” più tempo o voglia (o soprattutto coraggio) di gesti simili, semplici, che riuscirebbero a scaldare il cuore anche nelle peggiori giornate! Che valore ha un sorriso? Quanto costa regalarlo ad un vicino di posto? Non costerebbe nulla e sarebbe di un valore inestimabile per le persone che lo ricevono…Idealmente, si riuscirebbero a stringere le mani di persone lontane, magari di lingue e culture differenti! Eppure… E qui interviene il paradosso. Può essere che una corporation si debba appropriare di un gesto così bello e spontaneo? Si, semplicemente perché lasciamo che vada tutto così, che gesti così profondamente “umani” possano “uscire” da noi e perdersi nel tempo… NOKIA ha centrato questa campagna anche coerentemente con la propria “mission”, il suo “statement”: solite parolone del gergo degli affari che indicano cosa la compagnia vuole, o non vuole, fare; cosa o che intende essere esplicitando la propria strategia aziendale. E il produttore finlandese lo ha fatto, in una maniera che ritengo perfetta, con lo slogan “Connecting people” che si può trovare, sempre, vicino al suo marchio. Slogan essenziale ma carico di significati per un produttore di telefonini: connettere le persone ovunque nel mondo, attraverso i propri dispositivi, ma soprattutto “interconnetterle”, farle sentire come una grande famiglia, “a casa”…E se ci pensiamo, questa è una cosa che le nuove tecnologie hanno permesso benissimo: basta pensare alle telefonate via Internet con Skype (quello che è il protocollo Voip). Non troppo distante dallo slogan NOKIA è quello Vodafone (anche perché il business passa dai supporti, ai servizi di telefonia): “All around you”, per dire che puoi avere un mondo intero nei contatti e nelle relazioni che la telefonia permette.
E NOKIA non ha sbagliato affatto ad inserire questa campagna nella sua “responsabilità sociale d’impresa”: la responsabilità d’impresa è l’impatto che un’azienda genera sulla comunità in cui opera. E in una città in cui le comunicazioni sono così essenziali come Londra, era inevitabile che la società si focalizzasse su certi temi, spostandosi verso comunicazioni più profonde, fatte di sorrisi e umanità… Lo giudico un intervento davvero intelligente, anzi. Ma certe “comunicazioni”, certi “messaggi”, dovrebbero essere nostri senza che una multinazionale ce lo ricordi: un sorriso non può essere marchiato NOKIA, insomma… Ancora più carini sono altri pannelli che illustrano l’etimologia di espressioni “ormai” dimenticate, come “excuse me” o “sorry”…
Certo tutto questo avviene in una metropoli, in una delle più grandi e frenetiche città del mondo. Noi, a Roseto, conosciamo il fornaio, il fruttivendolo, la signora dell’ufficio postale, il benzinaio…
E, anzi, conosciamo anche le loro storie personali. Perché le dimensioni della città ce lo permettono. Perché la storia di uno, è magari la storia di tutti. O almeno questo è quello che dovrebbe succedere in una “comunità”, meglio ancora se “cittadina”. Ma anche a Roseto certe cose non sono poi così scontate…E spesso tralasciamo davvero la nostra “umanità”, e sottovalutiamo la nostra capacità di trasmettere affetto e calore alle persone che ci sono vicine… Partiamo da un semplice “buongiorno”.
Vi assicuro che stando lontano da casa, certe cose contano…
E voi avete sorriso a qualcuno oggi?
Ah…Qui sono passate le sei… “Evening“…
Paolo de Nigris
mauro dice
Sicuramente una bella riflessione su i cambiamenti sociali, non capisco però tutta questa pubblicità per nokia che ha soltanto ripetuto una frase che continuamente si sente ripetere da tutti gli esperti di sociologia oramai da moltissimo tempo. Il fatto che qualcuno se ne accorge solo perchè una frase come questa diventa lo slogan di una pubblicità, dovrebbe far riflettere molto sui nostri condiionamenti mentali. Ricominciamo ad accendere il cervello ogni volta che ci svegliamo e la vita sarebbe molto più semplice.
Buona vita a Tutti
Mauro
Giancarlo dice
Buona la riflessione di Paolo e anche di Mauro. Non amo particolarmente le multinazionali ma se qualcosa di positivo proviene da lì, ben venga. Ben venga tutto ciò che é positivo, da dovunque e da chiunque provenga. Certo in questo caso qualche leggittimo “sospettuccio” viene ma é anche vero che dobbiamo essere privi di pregiudizi. Giusto?
Detto questo io vorrei anche dire che Paolo in effetti dice/non dice nulla di nuovo. La “Tube” esiste da oltre un secolo, le metropoli come Londra con tutti gli annessi e connessi (compreso quindi stress, stile di vita, non-comunicazione ecc.), le multinazionali e la pubblicità esistono da tempo….
Quello di particolare e interessante che dice Paolo é che riporta la sua esperienza di rosetano a Londra agganciandola al fruttivendolo, al fornaio e al benzinaio rivalutando in questo modo queste figure così “paesane”.
Purtroppo noi, da buoni “provincialotti”, (e i provinciali sono così ovunque vai), siamo portati a pensare che “l’erba del vicino é sempre più verde”. Penso quindi che l’osservazione di Paolo é sopratutto un contributo valido inquesto senso: rivalutare quello che abbiamo.
Non dimentichiamo però che in tal caso ci scontriamo contro un’altra credenza tipicamente “paesana” ovvero che “nessuno é profeta in patria”. Quanto é vero!
Non é facile. Ma se “accendiamo il cervello” e “agiamo”, qualcosa si può migliorare.
Buona vita a tutti
Giancarlo
Paolo dice
Voglio ringraziare Mauro e Giancarlo per i loro commenti a quello che è semplicemente un contributo. Occupandomi, personalmente, di Management e Finanza dico che la “Responsabilità sociale di impresa” è un tema di grande interesse per moltissimi studiosi della materia e, comunque, rimane un problema ancora aperto…E’ giusto che le le aziende o le multinazionali si occupino dell’impatto che producono sulla collettività? Certo che si, sarebbe giusto dire! Perchè utilizzano risorse che provengono dall’ambiente circostante, e le utilizzano per produrre dei risultati. Il problema della RSI, non è limitato alle grandi multinazionali (Nestlè, Coca Cola, McDonald’s…)…Anche una piccola aziendina del teramano produce un impatto sul territorio e ha delle precise responsabilità! Una piccola azienda abruzzese che tratta male i propri lavoratori e dipendenti, non è per nulla differente dalla Wal-Mart! O dalla Ryanair che vanta un numero impressionante di vertenze sindacali. Allora, sicuramente, è meglio preferire un’azienda che “sente” delle responsabilità anche solo per motivi legati al proprio business, che un’azienda che non le sente affatto. Meglio sarebbe se questo comportamento “interessato” diventasse un comportamento proattivo e spontaneo verso l’esterno (ambiente, comunità e ogni altro portatore di interesse) e verso l’interno (soprattutto i lavoratori!). D’altronde le compagnie sono, per definizione, una cosa diversa dagli istituti caritatevoli. E’ una falsa idea che la ricerca del profitto sia tutto il male del mondo. E’ l’avidità il vero del male del mondo, quello che crea i problemi più grandi. Anche la Zetetes Formazione (di cui io sono ospite) deve operare secondo questi criteri, altrimenti i poveri Giannicola, Nando e Massimo non riuscirebbero a sopravvivere…Comunque il caso della Nokia voleva appunto presentare un paradosso: una cosa così “scontata”, “semplice” e bella che diventa una possibile fonte di business di una multinazionale…Com’è possibile? E QUANDO abbiamo perso tutto questo? Sembrerebbe una cosa ovvia, eppure…
Grazie ancora. Good morning!
mario dice
Certo un sorriso è importate, in alcuni casi e da certe persone, più di un telefonino. Cercavo di fare un raffronto con la realtà italiana: anche da noi si perdono tali sani comportamenti sociali, mi capita di vedere persino a Roseto gente che a volte nega persino lo sguardo, girando la testa, figuriamoci un sorriso. Questo dovrebbe far riflette…
In ogni caso per strana coincidenza anche il famosissimo e super frequentato Blog di Beppe Grillo, oggi ha affrontato un argomento simile a quello qui postato, ….che abbia preso spunto dal tuo articolo….?
Si parla sempre di metropolitana e non di sorrisi, ma di cantare, che poi è in stretta correlazione con il sentimento che esprime il sorriso.
Ernesto
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“Metropolitana, ora di punta. Tre ragazze italiane di circa 15 anni canticchiano delle canzoni inglesi. Sono felici. Hanno una bella voce. Un viso acqua e sapone.
Non capita spesso di sentire cantare in metropolitana. Da bambino, tanti anni fa, era diverso. Quando qualcuno accennava un motivo, tutti gli altri lo seguivano come un coro degli alpini.
Un passeggero seduto vicino alle studentesse le rimprovera ad alta voce. Rispondono che è un luogo pubblico e che possono cantare. Una signora aggiunge: “Cosa succederebbe se tutti cantassero? State in silenzio!” I passeggeri del vagone annuiscono con sguardi di rimprovero. Grigi e silenziosi.
Già, cosa succederebbe se tutti cantassero?
Essere felici e cantare in pubblico è un atto rivoluzionario in Italia. Dà fastidio, disturba. Perchè? La domanda la faccio a voi…
Vorrei rivolgervi un invito. Cantate nei tram, negli autobus, nei metro, nei treni e anche nei battelli. Quello che volete.”
Beppe Grillo
Giancarlo dice
Rispondo brevemente sia a Paolo che a Mario.
Paolo ha detto….la “Responsabilità sociale di impresa” è un tema di grande interesse per moltissimi studiosi della materia e, comunque, rimane un problema ancora aperto…
Più che di problema io parlerei di opportunità, di crescita e di sviluppo. E’ una bella cosa che va apprezzata. E’ qualcosa che prima non esisteva e adesso c’é. Per lo meno se ne parla. Prima che venga concretamente applicata passerà certamente del tempo, molto tempo.
Ma c’é e credo che tutti coloro che possono, abbiano il diritto-dovere di diffondere questo tipo di cultura e di sensibilità.
Penso che inizialmente sarà un po’ come la “Certificazione di Qualità” che é spesso soltanto un pezzo di carta incorniciato ed appeso al muro dell’azienda ma piano, piano la cultura e la sensibilità in tal senso saranno conrete. Dipende da tutti noi, pèrché non possiamo pensare che chi governa la società ci possa fornire una società migliore se tutti noi non siamo migliorati.
E’ per questo che va diffusa l’Etica nel Business, affinché poi non si sia costretti a vedere la ricerca del profitto come il peggior male del mondo mentre, come dici tu, “é l’avidità il vero del male del mondo, quello che crea i problemi più grandi”.
Sono pienamente d’accordo con te.
Ti chiedi perché una multinazionale si sia appropriata di una cosa così banale? Glielo abbiamo permesso noi! Semplicemente lì si sono accorti di una cosa e qualcuno ha fatto una buona pensata! Ovvia, banale, semplice ma…una buona pensata!
Siamo noi che dobbiamo trovare il tempo per fermarci ogni tanto e riflettere (meglio meditare!) sulle cose che veramente contano nella vita! E quindi agire!
E magari JUST SMILE!!
Quanto a Mario…quanto ti capisco!
Io non avevo mai cantato ma da un paio d’anni mi é venuta la smania di cantare, vado a lezione e la sera quando torno dal lavoro quasi sempre mi metto davanti al PC e mi metto a cantare col Karaoke (i miei vicini sono sfortunati ma piuttosto clementi)quindi sono piuttosto sensibile al tema.
Cantare é bello! Ti dà una sensazione di libertà!
Trovo davvero paradossale che nei mezzi pubblici ci sia tutta questa gente che con un minuscolo lettore MP3 ha a disposizione una incredibile quantità di musica ma nessuno, dico nessuno, si azzarda a canticchiare qualcosa. Quanta ricchezza di mezzi e quanta povertà di spirito. Ci si mettono gli auricolari, si abbassano gli occhi e via, sprofondati nella propria solitudine! Mah!
A me, che sono un po’ contagiato dal canto, ogni tanto mi scappa di canticchiare due noticine ma vengo subito redarguito da sguardi inorriditi…(eppure non sono male). Comunque io resisto! E se ci dovessimo incontrare ci cantiamo una canzone! Anzi due!
Ciao
Giancarlo
Antonio Candeliere dice
bel blog