Sapete, un giorno, anni fa, alla fine di una lezione, uno degli studenti venne da me, si voltò indietro per sincerarsi che tutti gli altri se ne stessero andando e poi disse, esitante: “Vorrei farle una domanda”. “Sì?” -dissi io. “Be’..lei vuole proprio che noi impariamo quello che ci sta raccontando?”.
Ebbi un attimo di esitazione, ma egli riprese subito:
“Oppure tutto questo è una specie di esempio, un’illustrazione di qualcos’altro?”.
“Certo, proprio così!”.
Ma …un esempio di che cosa?
Dopo, quasi ogni anno, ci furono vaghe lamentele che di solito mi giungevano sotto forma di pettegolezzo: si sosteneva che “Bateson sa qualcosa che non ci dice”, oppure “sotto quello che Bateson dice c’è qualcosa, ma lui non ci dice mai di che cosa si tratti”. Evidentemente non stavo dando una risposta alla domanda: “Un esempio di che cosa?”.
“Gregory Bateson e
l’Ecologia della Mente” parte 2
«Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio… perfino l’amore e l’odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale» (Gregory Bateson, Dove gli angeli esitano)
Ognuno come puó!
Abbi Gioia
Giannicola
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