Il tormentone dell’estate reclamistica televisiva lo trovo molto molto simpatico e così l’ho preso come spunto per parlare di “cambiamento”.
Credo sia importante quando il protagonista sei tu.
Cambiare è possible. E questa è una notizia!
L’altra novità sorprendente è che puoi farlo da solo (con una serie di strumenti adeguati) che ti aiutano nel “problem solving” e gli attrezzi sono, udite udite, le domande.
Sì, tipo quelle stesse che fanno i bambini quando ti chiedono 100 volte “perché”?
Funziona un po’ come il “marzullamento” del “fatti una domanda e datti una risposta”.
Tutto il processo risulta molto simpatico ed efficace allo stesso tempo.
Fatti delle domande sul problema che hai, e cerca semplicemente di “leggere” la risposta.
Già, così il tuo problema, fatalmente, assume un diverso punto di vista.
Molte persone, dopo averci provato, affermano che semplicemente non ricordano di avere quel problema!
O quanto sono state sciocche a perdere così tanto tempo su una “questioncina” del genere…!!!
Prima si sentivano vittime delle circostanze, poi (“solo”…) si sono assunte le propria responsabilità. Questo è il cambio di marcia. Quello che fa passare chiunque sia determinato a barattare il “lasciare che le cose accadano” con il “determinare gli avvenimenti“.
Essere bloccati troppo in uno stato di immobilità, riguardo a qualsiasi situazione tu stia vivendo, significa che stai pensando troppo al problema e troppo poco alla soluzione. Insomma, tradotto, si legge così: troppo impegnati a cosa “non si vuole” e poco focalizzati sul cosa “si vuole veramente”… e allora, cosa diventa utile quando si è in una situazione del genere?
Forse un buon amico che ti faccia delle domande così qualitativamente precise e penetranti che ti fa pensare a qualcosa che si avvicini più ad una soluzione che ad un suo semplice coinvolgimento emotivo lamentoso e inutile?
Forse un consulente professionista?
Forse un prete?
Un estraneo conosciuto sul treno?
Confidarsi è utile perché parlandone ti rendi conto (spesso) che la soluzione ce l’hai già e non riuscivi solo a vederla.
Aspetta però! Non sei tra quelli per cui il “mezzo gaudio è la divisione del male comune”, vero?
In questo caso… l’amico non è utile per darti dei consigli (siamo tutti esperti in quello e non serve neanche essere amici!) ma solo per compiangerti.
Chi ti aiuta crea in te quello stato differente, e che tu porti alla luce, col quale ottieni le risposte di cui avevi bisogno.
Con le domande giuste, precise, si possono ottenere utili e precise risposte.
Con le domande giuste, però!
Ma cosa significa fare le domande giuste?
E, abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ce le ponga o possiamo imparare a farcele da soli?
E, alla fine, vogliamo veramente sbarazzarci del problema che abbiamo?
Iniziamo con calma. Cerchiamo di rispondere ai tre quesiti.
Facciamo un semplice esempio: se siamo in vacanza in una città e non sappiamo dove si trovi un certo museo che vogliamo visitare da tempo, è utile chiedere al vigile… “che ore sono”?
Due: possiamo imparare, oltre che con buoni consigli degli altri, come fare a noi stessi le domande utili per ottenere delle risposte che ci aiutino a cambiare un certo stato indesiderato. Imparare e/o curare e sviluppare il dialogo interno: ma quante volte nell’arco di una giornata ti poni delle domande e ti dai delle risposte? Quello è il dialogo interno!
Infine: come ci è utile mantenere il problema che abbiamo?
Mo’ hai detto una “cazzata”! (Hai pensato questo mentre leggevi, vero? OK, quello è il dialogo interno…)
Che significa “come ci è utile mantenere il problema che abbiamo”?
Significa questo: come ci fa sentire importanti, nel contesto dove siamo, mantenere quell’atteggiamento?
Per capirci, e detto tra amici, quanto ti piace “fare” la vittima?
Conosci qualcuno che ama sabotarsi per essere al centro dell’attenzione?
Mbé, di quelli parlo!
Una domanda utile è: “c’è qualcosa che ti impedisce di raggiungere il tuo scopo”?;
un’altra può essere: “cosa vorresti al posto di quell’impedimento”?
La domanda “super-naturale” è: che cosa vuoi veramente?
Prova a farti (in modo sincero e senza giudicarti o spaventarti per le risposte che potresti ottenere) queste semplici domande e, se ti va, fammi sapere come è andata!
Dico senza spaventarti e ripenso alle illuminanti parole di “Giorgetto” Bruni (grande maestro di vita, che saluto pubblicamente) il quale sostiene che più della paura di trovare uno scheletro nell’armadio, non lo si apre per paura di trovarci uno specchio!!!
Mò te la devo spiegare?
Credo che sia intuibile il significato, ma per far fede all’insegnamento del “figlio del falegname” (lascia il gregge per recuperare la pecorella smarrita…), ti dico che la cosa più difficile e meno attraente che una persona vuole fare è guardarsi veramente dentro e avere paura di scoprire che non è così come avrebbe voluto essere o come il modello di riferimento che si è dato (o gli è stato in un certo senso imposto) è lontano anni luce da quello che è.
Ora per tenere alto il morale della truppa dei zeteuci (e perché è lunedì e perchè è meglio iniziare allegramente la settimana), guardiamoci il video che “istruisce” sulle domande da (non) fare mai…
In quale contesto, ti stai chiedendo (e… come si chiama quando ti fai delle domande…!!!???)?
Ti lascio il gusto della sorpresa!
Abbi gioia
Giannicola
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