La nostra vita (i risultati che otteniamo) è il risultato dell’interazione tra mente, corpo, emozioni.
Nelle scuole di tennis, i maestri iniziano sempre con l’insegnare 3 colpi:
il diritto
il rovescio
la battuta o servizio
Ma perché ti sto dicendo queste cose?
Andiamo con ordine!
Io abito fronte mare, a Roseto degli Abruzzi, e questa la considero una bella fortuna!
Dopo tanti anni passati senza fare sport, l’estate appena terminata mi ha fatto riscoprire (soprattutto grazie a mia moglie Angela) delle belle sensazioni fisiche (ho sudato, mi sono stancato come un asino! Ho patito per le tante partite perse e gioito per quelle poche vinte…) che non provavo da tempo e mi hanno riportato indietro negli anni a quando praticavo tennis e mi divertivo nel farlo.
È demoralizzante risistemare movimenti che la mente non ha dimenticato ma che il fisico non è più abituato a eseguire.
Fino a quando (per magia) non comprendi che hai tutte le carte in regole per dare il tuo meglio. Con un po’ di buon senso ti accordi il permesso di concederti un po’ di tempo per riprovare dei movimenti che hai trascurato per un po’ e accedere alle giuste emozioni per divertirti giocando.
Sto parlando del Lido Luigi, del beach tennis e dei Maestri Filippo Recinella e Alessio Pistilli che ringrazio pubblicamente per il tempo, la pazienza e l’onestà (in una parola: Professionalità) mostrata per tutta l’estate ed in ogni occasione e in ogni manifestazione da loro (e dal prezioso staff) organizzata.
I Maestri sentono spesso gli allievi dire: “Vincevo 6-4 5-3 e alla fine ho perso“, “Ho avuto 5 match-point ma non sono bastati”, “Avevo la partita in pugno ma nel gioco fondamentale del match qualcosa è cambiato ed ho perso“.
La nikefobia è presente in tutti gli atleti di qualsiasi livello e di qualsiasi età: la paura di perdere è il sentimento sovrastante, prima e durante il match. Martina Navratilova avrebbe potuto vincere molto di più nella sua strabiliante carriera se non avesse avuto questa “paralisi” che la colpiva in ogni match che andava a giocare…
Mi ricordo un McEnroe/Lendl (finale Roland Garros dell’84 – mi sembra) dove Il buon John conduceva 2 set a 0 e un “break” di vantaggio al terzo set. Insomma, aveva la partita in cassaforte e… vi lascio immaginare come è finita!
Succede a tutti: ai campioni e ai ragazzi che si affacciano per la prima volta su un campo da gioco.
E questo perché?
Perché funzioniamo con degli schemi fisici che sono organizzati nella nostra mente che li fa eseguire al corpo in una successione precisa di informazioni.
Precisa non vuol dire efficace: vuol dire precisa!
Tutti noi sviluppiamo nel corso degli anni (di continuo) degli “schemi di movimento” e per ogni tipo di attività che svolgiamo.
Pensa all’uso che fai della tua racchetta: se ce l’hai da un po’ di tempo, riesci a fare il tuo gioco in scioltezza…. senza doverci pensare.
Il tuo programma motorio guida le tue dita sulla racchetta e il tuo braccio sulla pallina in modo effettivamente automatico.
E cosa accade quando cambi racchetta?
Hai una buona scusa se hai perso! OK…
Magari l’impugnatura non ti sembra “naturale”, e così le prime volte che la usi sbagli il servizio o non capisci come usarla in base al tuo corpo, etc.
In breve, ti ci vuole un po’ di tempo per imparare ad usarla senza doverci pensare troppo. Fino a quando non hai acquisito in modo saldo lo “schema di movimento” del nuovo servizio con la nuova racchetta.
Il tuo sistema mente-corpo (mente, corpo, emozioni) ha un qualche programma anche per il tuo servizio e per un certo contesto (il match-point mica lo giochi come il primo punto del match?).
Quando poi cambia il momento (il match-point), il risultato non è più quello che vorresti.
Ora, affianco all’allenamento tecnico, tattico e fisico, abbiamo l’allenamento mentale.
Per fortuna l’esperienza e l’osservazione dell’esperienza si evolvono e si aiuta così chi ha voglia di provare a cambiare… in meglio!
Innovative e più rapide successioni mentali per permettere a chiunque di ottenere i risultati che cerca. Questo cambia molto le cose.
I problemi principali che si incontrano quando si cerca di realizzare nuovi movimenti nel servizio è che essi ti fanno sentire differente, snervato, in imbarazzo quando cerchi di eseguirli. In altre parole il tuo sistema mente-corpo abituato con vecchie pratiche, inibisce l’attivazione dei nuovi gesti creandoti sensazioni di impossibilità, spossatezza, fastidio…
Sappi che è possibile ri-abituare ai nuovi movimenti il tuo sistema mente-corpo in poco tempo.
Per non sentirsi più, dentro la testa quella vocina irritante che pronuncia: “è più forte di me”… “non ci posso fare niente”… “non è per me”… “non ci riuscirò mai”… ecc.
Come finirebbe il prossimo torneo se tu riuscissi a giocare il tennis migliore che puoi?
Forse come il precedente ma non avresti rimpianti per le occasioni avute in partita e/o non sfruttate per paura di sbagliare…
Cosa accadrebbe se ogni giocatore avesse un approccio del genere?
E cosa accadrebbe se quel giocatore fossi tu?
Ti lascio immaginare…
Quali sono e come si acquisiscono le “skills” per ottenere un atteggiamento adeguato in ogni momento del match?
Non accade nulla per caso!
I frutti delle attività agonistiche sono strettamente collegate alla qualità del lavoro tra i membri della squadra, tra l’allenatore e la squadra, tra gli allenatori, tra la società e gli allenatori, tra la squadra e la società, ecc….
E nel beach tennis si gioca 2 vs 2!
Piccola, ma sempre squadra…
Due nomi, su tutti, che mi hanno impressionato?
De Berardis/De Berardinis
Cosa manca a molte squadre o a molti singoli atleti, per conquistare prestazioni eccellenti come i nostri appena citati campioni?
Ho visto, nel torneo nazionale di giugno a Roseto e in tanti altri tornei, molti giocatori fortissimi (in allenamento) ma non con gli stessi risultati in patita.
Una società sportiva, un allenatore, può sottovalutare la preparazione dell’allenamento mente-corpo ma non può recriminare tutte le volte che perde una partita per non averla saputa gestire emotivamente…
I Maestri Recinella e Pistilli (PRTENNISSSCHOOL) hanno compreso prima di altri questo rapporto e hanno come obiettivo prevalente l’ottimizzazione delle abilità mentali (mental training) attraverso la consapevolezza della reciprocità mente-corpo in funzione del gesto sportivo.
Su cosa si può lavorare?
Sulla capacità di concentrazione,
sulla fiducia in se stessi,
sulla capacità di continuare ad impegnarsi emotivamente anche dopo una serie di sconfitte.
Molti di noi crescono con questa idea in testa: “ci crederò quando lo vedrò”, che è come dire che quando avremo ottenuto un risultato crederemo che siamo in grado di conseguirlo…
In realtà, il segreto di tutti i cambiamenti significativi nella nostra vita sta nell’assumere un altro atteggiamento: “lo vedremo quando ne saremo convinti”.
Ci sono fondamentalmente tre tipi di persone e tre tipi di atteggiamenti che determinano il tipo di impresa, qualunque essa sia, sportiva o no.
1- quelli che fanno sì che le cose avvengano;
2- quelli che osservano ciò che avviene;
3- quelli che si domandano che cosa è accaduto…
Ed il tuo atteggiamento lo sai qual è?
La sfida per ogni persona è vincere la grande battaglia con se stesso più che la partita con l’avversario...
La mente condiziona in modo determinante ogni comportamento del fisico.
E allora, se sai cosa devi migliorare, puoi procedere così:
1- stabilisci un obiettivo;
2- focalizzati: pensa solo all’obiettivo che vuoi raggiungere;
3- agisci: è l’unico modo per raggiungere il nostro obiettivo.
Prova e riprova finché non ottieni quello che vuoi.
“Il raggiungimento della peak performance è una specie di momento magico, tutto si svolge perfettamente a livello mentale e fisico, la prestazione avviene in modo spontaneo e supera i livelli consueti di rendimento, le potenzialità di entrambi gli emisferi cerebrali sono utilizzate appieno e in modo integrato” (Hall, 1982)
Insomma, mi sto già allenando per la prossima estate, si salvi chi può!
Abbi gioia
Giannicola
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