4 É IL DOPPIO DI 2?
Finiamo a 4 mani quanto iniziato con 2! Questo si chiama “gioco di squadra“, dove 4 é piú del doppio di 2 (ne parleremo un´altra volta). Ricevo da un fraterno amico, Nani, questa storiella che mi é utile (non poteva essere piú azzeccata) perché non avevo idea di come riallacciarmi al post precedente su questo argomento (“IL NEGOZIO É SEMPRE CHIUSO“ del 2 ottobre). La storia é presto raccontata perché brevissima: “Ci sono 4 uccellini blu su un filo dell´alta tensione pronti a volare via (proprio cosí come li vedi nella foto; sono quei tre sulla sinistra!). Ora, 3 hanno deciso di posarsi da un´altra parte. Quanti uccelli rimangono sul filo?“
Facile!
Ma che domande… Ma che sito… Ma chi scrive ´ste cose?
Lo sanno tutti che il risultato é 1!
TUTTA UN’ALTRA… MATEMATICA!
In realtá la risposta è 4 perchè i 3 uccellini blu aveno deciso di volare via, ma poi, lo hanno fatto?
Mmmmmmmmmmm!
Cosa impariamo da questa storiella che possiamo mettere, da subito, in pratica? Spesso, il sapere che certe cose vanno fatte in un preciso modo non basta!
Non basta per ottenere quello che desideriamo se non le traduciamo in Azione. Quanto spesso rimani lí a pensare, ad immaginare, a riflettere, a cercare di trovare la soluzione giusta o la geniale intuizione che non arriva?
Ok; hai aspettato e sei stato premiato.
Bravo, hai avuto l´intuizione geniale.
E ora?
Se non passi all´azione, l´unica cosa che passa é… il tempo!
PASSAGGIO DI TESTIMONE.
Ora, lascio la parola a Giancarlo che mi ha aiutato a concludere l´articolo. Ha dato un nome a quei tre piccoli uccellini blu che al contrario della loro natura ti impediscono di spiccare il volo:
(ognuno come può! Abbi gioia. Giannicola)
5) CRITICA. Qui vale la pena di spendere due parole per fare un po’ di chiarezza sull’argomento e comprendere l’esatto significato che gli vogliamo attribuire. Non vogliamo assolutamente scomodare il grande filosofo Immanuel Kant con la sua “Critica della ragion pura” né tanto meno la critica riguardante le opere d’arte di qualunque genere. Semplicemente vogliamo intendere quella nostra abituale, banalissima e quotidiana abilità nel valutare o giudicare l’operato nostro e/o degli altri. È una cosa normalissima.
C’è tuttavia una grande differenza che tutti noi possiamo osservare e percepire: 1) se critichiamo ma non andiamo a proporre nessun cambiamento e quindi non facciamo nulla risulta più che evidente che la critica rimane abbastanza sterile;
2) possiamo invece criticare ma contemporaneamente proporre un cambiamento e di conseguenza agire. In tal caso è molto più probabile che la critica possa avere delle conseguenze positive. Possiamo chiederci: cosa è più utile per noi?
E molto facilmente potremmo anche risponderci. Nel primo caso avremo una critica improduttiva (o depotenziante). Se critichiamo noi stessi o gli altri senza proporre una alternativa o una soluzione che cosa ci guadagniamo? Non abbiamo per caso speso del tempo inutilmente? Se invece critichiamo e troviamo anche una soluzione per poi di conseguenza andare ad agire concretamente, avremo forse lo stesso risultato? Noi pensiamo che in questo caso la critica sia produttiva (o potenziante).
6) ANALFABETISMO EMOZIONALE.
Quanto conosciamo le nostre emozioni? Ed i nostri sentimenti e le nostre sensazioni? Quante volte ci capita di farci trascinare dalle nostre emozioni senza riuscire a controllarle? Ma le nostre emozioni non discendono forse dai nostri pensieri? E allora? Ci siamo mai chiesti quanto siamo padroni delle nostre emozioni? Abbiamo un quadro abbastanza chiaro della situazione? Innanzitutto bisognerebbe conoscerle e ri-conoscerle queste emozioni in modo che, quando si presentano, sappiamo cosa sono e come agiscono perché, in fondo, sono parte di noi. Ecco che per conoscerle o esserne più consapevoli abbiamo bisogno di aprirci alle nostre emozioni per poterle sentire, percepire, capire. Ecco che quando impariamo a conoscerle di più possiamo anche evitare di giudicare (o peggio ancora pre-giudicare) noi stessi e gli altri. Ecco che quando impariamo a conoscerle di più possiamo anche evitare il vittimismo ovvero a dare agli altri la colpa di quello che ci succede.
7) PESSIMISMO.
Sappiamo tutti cos’è il pessimismo. Spesso e volentieri il pessimista è visto come una persona realista mentre l’ottimista viene visto come un sognatore o uno sciocco. Ma è proprio così? È più felice il pessimista o l’ottimista?
Chi realizza di più nella vita il pessimista o l’ottimista? Chi fra i due è più motivato, chi è più spinto ad agire? Guardatevi intorno e troverete facilmente la risposta. Se riusciamo a sfuggire dalla trappola del pessimismo: – riusciamo a pensare che, se accade qualcosa di negativo, non è il destino che ce l’ha con noi. Poteva succedere a chiunque altro; – riusciamo a pensare che, se accade qualcosa di negativo, non è detto che accada poi per sempre la stessa cosa. Le cose cambiano; – riusciamo a pensare che, se qualcosa va male in un aspetto della nostra vita, non è detto che debba andare male anche in tutti gli altri.
Vi pare poco?
Tener conto di queste considerazioni ci dà una mano a capire meglio cosa siamo, dove andiamo, cosa facciamo e come lo facciamo. Se poi qualcuno volesse anche chiedersi perché dovremmo farlo e darsi una risposta, tanto meglio. Se queste riflessioni possono aiutare qualcuno a migliorare, anche di poco, la sua vita, noi siamo contenti in quanto abbiamo dato il nostro contributo.
Abbi gioia
Giancarlo
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