(Ricevo da Franco Sbrolla e rendo noto)
Non si è mai visto un assalto alla diligenza da parte di indiani e cowboy animati dagli stessi stimoli.
Questo accade però nello sceneggiato in onda a Roseto, dove centro-sinistra e centro-destra procedono insieme all’assalto della Riserva naturale Borsacchio, specchio delle brame di tanti speculatori.
Ha cominciato l’Amministrazione comunale di centro-sinistra, la quale, dopo qualche anno di strategica inerzia, ha commissionato un Piano di Assetto Naturalistico che prevede una lottizzazione di oltre 50.000 metri quadrati all’interno dell’area protetta.
Successivamente i conflitti d’interesse hanno indotto gli Amministratori, col beneplacito del Presidente della Provincia di Teramo, al quale era stata affidata la gestione della Riserva, a boicottare la nomina dell’Organo di Gestione, procurando così al Comune la perdita di oltre un milione di euro di finanziamenti, che poteva assicurare l’occupazione di giovani, “disoccupati e inoccupati”, come recita il comma 5 della Legge regionale 8 febbraio 2005 n. 6.
E’ entrato poi nell’agone il centro-destra, ancora a digiuno di potere, che si è ricompattato affidandosi al consigliere regionale Berardo Rabbuffo, il quale ha promesso a tutti gli amici degli amici un contentino edificatorio nella Riserva naturale Borsacchio.
Eppure, quando l’arch. Rabbuffo venne a Roseto ad illustrare il suo progetto di legge che ha come obiettivo la trasformazione della Riserva in una specie di Orto botanico, lasciando tutto il resto alla speculazione edilizia, finì nel tritatutto, attaccato pesantemente proprio dagli esponenti provinciali e regionali del centro-destra, oltre che dai cittadini intervenuti.
A scendere in campo a fianco del consigliere regionale è stato, nei giorni scorsi, il senatore Paolo Tancredi del PdL, che, per sanare gli abusi perpetrati nelle aree protette, ed i conseguenti sequestri ordinati dalla Magistratura, ha presentato, come primo firmatario e come si apprende dalla stampa, ben tre emendamenti alla manovra finanziaria, tuttora in corso di esame.
Il primo emendamento, “condono edilizio”, è “il più indecente di tutti i tempi” (come ha scritto Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera), in quanto allungherebbe i termini della sanatoria 2003 fino al 31 marzo 2010, per gli abusi realizzati anche nelle Riserve naturali. E nel contempo sarebbero sospesi automaticamente “tutti i procedimenti sanzionatori di natura penale ed amministrativa, già avviati in esecuzione di sentenze passate in giudicato”.
Il secondo, “diritto di prelazione”, propone che nei casi in cui vengano confiscati edifici abusivi, nelle successive aste di vendita i responsabili degli abusi godano del diritto di prelazione.
Il terzo emendamento, “condono fiscale tombale”, prevede la riapertura dei termini della sanatoria, e degli omessi versamenti, fino al 31 dicembre 2008.
E quando anche il Governo ed il suo partito hanno preso le distanze ed hanno chiesto il ritiro degli emendamenti, il senatore Tancredi, intervistato dal giornalista Mario Sensini del Corriere della Sera, ha detto, testualmente: “… Ma io, anzi noi, neanche li abbiamo letti gli emendamenti, perché non c’è stato il tempo materiale. Li abbiamo solo firmati. Io sono un ambientalista, sono abruzzese e amo la montagna e il Gran Sasso che sta in un Parco Nazionale. Mai e poi mai mi sarei sognato di proporre un condono edilizio. Dentro ai Parchi e alle aree protette, poi…”.
Di fronte ad uno scenario così deprimente, e mentre cresce nella gente la voglia di non andare a votare, mi tornano in mente le parole lungimiranti dello scrittore e filosofo Dario Antiseri (vincitore del Premio Internazionale alla Libertà), riportate da Il Sole-24 Ore il 2 ottobre 2003: “… I politici o, meglio, la gran parte di essi vengono considerati, oltre che con distacco, con disprezzo e sono sempre più percepiti come un ceto trasversale di privilegiati che stanno lì a recitare una parte scritta da altri…E’ così che, se si seguiterà ad andare per questa strada, i cittadini si allontaneranno sempre più dalla vita dei partiti, crescerà la sfiducia nelle istituzioni. E senza regole accettate, condivise e difese la democrazia deperisce, la società si trasforma in una giungla dove bande di predoni attrezzati e i loro servi del momento la faranno da padroni”.
Franco Sbrolla – Roseto A.
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